La psichiatra Capovani uccisa dal suo ex paziente dimise Seung, il suo assassino con una precisa diagnosi.
Il referto delle dimissioni del 4 dicembre 2019 della dottoressa Barbara Capovani, la psichiatra uccisa dal suo ex paziente, riportava la diagnosi del suo assassino di “disturbi narcisistico, antisociale, paranoico di personalità” dopo un ricovero disposto dal tribunale in seguito a un arresto.
La psichiatra firmò le dimissioni dal reparto di Gianluca Paul Seung il 35enne che è stato il suo assassino.
L’uomo ora è indiziato di omicidio volontario premeditato ed è sorvegliato a vista in una cella singola del carcere don Bosco per la morte della psichiatra Capovani.
La dottoressa nel referto scriveva del suo futuro assassino che dalle “numerose visite” durante il ricovero “sono emersi numerosi sintomi appartenenti allo spettro” di quei disturbi. Sintomi, spiega però l’anamnesi, “che non riteniamo responsivi al trattamento farmacologico perché strutturati nell’assetto di personalità”.
“Narcisista ma consapevole delle proprie azioni”
Inoltre, il paziente appariva “totalmente consapevole delle proprie azioni e del loro disvalore sociale”, quindi punibile per i reati eventualmente commessi. La psichiatra aggiunse che non erano emersi “disturbi della forma del pensiero, non fenomeni dispercettivi, non oscillazioni dell’umore, non elevazione della quota ansiosa“.
“L‘aggressività fa parte del nostro lavoro – ha spiegato Angelo Cerù, direttore del Dipartimento Salute mentale e dipendenze della Asl Nord Ovest – ma oggi ci ritroviamo con persone che non sono pazienti, non sono malati ma sono solo delinquenti. Occorre rivedere certe leggi, certi criteri sulla imputabilità o non imputabilità. Quello che è successo può accadere a qualsiasi di noi che lavora nei reparti di salute mentale o nelle dipendenze. Ci troviamo ad affrontare situazioni che non ci competono“.